giovedì 22 aprile 2010

Bicicletta o motorino: quale scelta?

Sarebbero arrivati in macchina o in motorino, rombando, e non avrebbero capito nulla dell’emozione di pedalare su per la salita, nel vento o sotto il sole, coi passeri intorno

La bicicletta è il miglior mezzo di trasporto che esista. Prima di tutto non inquina, a differenza del motorino che emette una notevole quantità di CO2. Inoltre la bicicletta si mette al tuo servizio, con lei puoi andare in qualsiasi luogo, raggiungere mete che sarebbero impossibili da visitare con un motorino, fermarti a parlare se incontri qualcuno per strada e osservare la natura e il mondo che ti circonda.

Il motorino invece non si mette a tua disposizione, ma al contrario sei tu che ti presti al suo servizio, diventando passivo e non avendo la possibilità di fermarti e contemplare lo spazio che ti circonda.

Pedalando offri la tua energia per poter andare dove vuoi e questo lega molto di più alla bicicletta creando un vero e proprio rapporto così da farla diventare una parte di te. La bici dà un senso del tempo e del movimento che non si può ottenere da un motorino. Con la bicicletta non si può andare molto veloce e questo fa sì che una persona possa imparare e conoscere il mondo esterno. Mentre sei in bici puoi sentire l’aria e il vento tra i capelli e puoi goderti il sole che splende in cielo; con il motorino invece sei costretto ad indossare un casco e quindi la testa è racchiusa in un ambiente poco confortevole. Nel motorino, l’attenzione viene portata alla potenza del motore e su fattori tecnici, mentre la bicicletta ridimensiona come uomo portando a diretto contatto con la natura permettendo di toccare piante, fiori e alberi. L’unica emozione che può dare un mezzo a motore è quella della velocità ma con i pericoli annessi.

È bello raggiungere una meta con la bicicletta anche perché per arrivare in un determinato luogo si deve far fatica, ma quanto è salutare per l’organismo! Pedalare fa sicuramente bene al fisico ma anche allo spirito; gustarsi un paesaggio splendido che altrimenti non si sarebbe mai potuto godere è una sensazione fantastica.

Matteo Atanasio

HOW MANY KINDS OF PROFS ARE THERE?


“Ciascun profio aveva una sua lezione-tipo. […] c’era il profio che prima interrogava e poi spiegava, il profio che a volte spiegava e a volte interrogava.[…] Gli unici profi che mandavano a cercare i dispersi erano quelli meno interessati di tutti. Gli insegnanti nullafacenti erano però i peggiori: avevano la coscienza sporca e cercavano di sfotterti ogni volta.”
Alex – “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”

Avete mai pensato che il vostro prof sia la carogna più carogna esistente? Che ogni altro a confronto cadrebbe? E non avreste in effetti voglia di confrontarlo in modo oggettivo con altri prof, e vi tormentate su come farlo? Bhe, allora sarete felici di vedere che non siete gli unici a portare questo fardello: avvaletevi dunque di questo aggiornatissimo elenco sui professori, e vedete se in effetti “calza” in uno o più di questi raggruppamenti. Successo assicurato al 100% (non sono previsti rimborsi).

Iniziamo sollazzandoci con un elenco per tipo d’insegnamento dei prof:

1) I prof che parlano più che spiegare – Troppo impegnati dai loro problemi e dalla loro divulgazione per presenziare mentalmente alla lezione, spesso danno vita ad inopportuni quanto comici siparietti sulla loro vita (il che è un bene così si perde tempo).

2) I prof che cercano il colloquio con gli studenti – I migliori, riescono a comprendere le difficoltà del singolo, o quantomeno dimostrano interesse riguardo allo stesso.

3) I prof che è già tanto se sanno che con gli studenti si dovrebbe interloquire – Quelli che si perdono il 50% della capacità di insegnamento.

4) I prof che se potessero farebbero cambiare scuola agli studenti (a fine anno ci riescono comunque) – Quelli cattivi, o che si suppongono tali (spesso però lo sono e basta).

5) I prof che non c’è cosa della loro materia che ignorano – Detti anche: Gli Ineccepibili, non li cogli mai in fallo (ma c’è qualcuno che può dire il contrario…).

Passiamo ora a curiosità sui prof:

6) I prof che se uno deve elencarli se li dimentica (pace all’anima loro…) – Troppo stravaganti o apatici; causano amnesia in chi segue le loro lezioni.

7) Gli intoccabili – Entrano, spiegano, escono (Venni, Vidi, Sparii…).

8) Gli ineccepibili – Non lasciano trasparire segno di sbaglio alcuno, ma non sarà mica perché gli studenti non li ascoltano mentre sbagliano???

9) Gli imperscrutabili – “Che sta pensando? Si, si, pensa a chi giustiziare…o no? Forse è preso dal consiglio docenti di oggi pomeriggio…eccolo. Si alza…interrogherà? No, direi di no….” “Venga Dal Zovo” “Ma vaffa….”

10) Quelli che non sanno neanche cosa significano “Intoccabili”, “Ineccepibili” e “Imperscrutabili” – Scherzo dai (o no??).

Ed ora elenchiamo i prof per tipologia di interrogazione:

11) I prof che non interrogano – Propongo un aumento di stipendio a questi ultimi.

12) I prof che interrogano 1 volta su 2 – Cattivi!


13) I prof che interrogano 9 volte su 10, e l’altra volta fanno compito – Dio vi giudicherà per questo, sappiatelo!

14) I prof che durante le interrogazioni aiutano – Almeno si rendono utili (tanto il 5 arriva comunque…).

15) I prof che durante le interrogazioni fanno i sadici – Oltre il danno la beffa…

16) I prof che quando ti interrogano non sai niente e ti verrebbe tanta voglia di saltargli al collo armato di pugnale a lama retrattile modello Smith & Wesson datato 1987 ornato di perline apparentemente hawaiane ma made in china – Cosa assai poco praticabile non a causa delle perline, ma in quanto Smith & Wesson è una marca di pistole; quindi mettetevelo da parte (purtroppo…).

Purtroppo, cari lettori, ho idea che qualche prof particolarmente pignolo, interpretando uno di questi punti come un’aperta critica verso di sé (e in effetti alcuni punti solo critiche mediamente velate verso certi prof…), esigerà la mia testa. Se ciò dovesse succedere, vi prego, vendicatemi.
Edited by: Dal Zovo Luca

mercoledì 21 aprile 2010

Rotary Club, è vera beneficenza? Ai posteri l'ardua sentenza.



«Il vecchio Alex si lavava i denti tre volte al giorno e andava a scuola a scrivere preside rot-taryano di merda e rot-taryani stronzi luridi sulla porta del bagno» (Jack Frusciante è uscito dal gruppo, E. Brizzi)
Rot-taryano è un termine usato da Alex, il protagonista del libro, in modo dispregiativo per indicare una persona ricca e piuttosto snob. Il termine deriva da una storpiatura di Rotariano, cioè una persona appartenente a un Rotary Club. Alex è infastidito dal rotariano medio, che è pieno di soldi e un po’ pieno di sé.
Il Rotary infatti per il suo stesso statuto prevede che i soci siano persone che godono di buona reputazione e che esercitino una professione di prestigio, come titolari o soci di un’impresa, avvocati o altro; inoltre un possibile candidato può diventare membro solo se viene raccomandato da almeno un socio anziano, rendendo l’accesso ancora più esclusivo. Rappresenta quindi tutte le caratteristiche “borghesi” che Alex odia.
Il primo Rotary Club sorse nel 1905 a Chicago dandosi come finalità principale l’aiuto alla collettività. Nel 1911, l’apertura di un club a Dublino rese il Rotary intercontinentale, mentre nel 1922, per celebrare la presenza di almeno una sede del club in sei continenti, il nome dell’associazione venne cambiato in Rotary International. Dal 1989 anche le donne hanno la possibilità di entrare in un Rotary Club, tuttavia le sedi più conservatrici non hanno ancora concesso questo diritto. I Rotary Club oggi sono oltre 33.000 nel mondo (fonte: Wikipedia). Il simbolo storico del Rotary Club è una ruota dentata, simbolo del lavoro.
Tra i progetti finanziati dal Rotary (con soldi raccolti non solo attraverso donazioni dei membri ma anche attraverso raccolte fondi) ci sono varie borse di studio, un progetto volto a vaccinare tutti i bambini nel mondo contro la poliomelite e aiuti alle zone disastrate da eventi naturali (Uragani, terremoti …).
Tra gli ex-membri dei Rotary Club si annoverano personalità come, Guglielmo Marconi, John Fitzgerald Kennedy e Luciano Pavarotti.


Alberto Corato

domenica 18 aprile 2010

L' Italia sportiva di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo".

Immagine a cura di Giovanni Munaretto. In alto a sinistra Marco Pantani, in alto a destra Roberto Baggio, in basso due immagini rappresentative del nuoto e dello sci.


[...]Interessarsi di pallone o di rugby o boxe o ciclismo, in determinati ambienti scolastici, voleva anche chiamarsi fuori dalla bambagia degli altri diciassettenni viziati. Voleva dire che si sapeva stare in un bar, che si sapeva parlare con un barbiere, che si sapeva tornare a casa da soli anche se era notte e la vespa era in panne e non si avevano i soldi per tornare in taxi.[...]


Nell’Italia di “Jack frusciante è uscito dal gruppo” vi erano due categorie di sport: quelli d'èlite e quelli popolari Gli sport popolari erano i più seguiti poiché la loro economicità consentiva a tutti di praticarli.Calcio, pallacanestro e l'atletica leggera erano sport popolari molto seguiti già dagli anni settanta, in quanto in ogni centro abitato c’era sempre qualcuno con un pallone e un oratorio provvisto di campo dove poter giocare. Le comunità parrocchiali erano strettamente collegati a questo tipo di pratiche sportive, poiché essendo provviste di un campo da calcio, da basket e via dicendo, fornivano una grande possibilità alle persone comuni di praticare sport.


Da questi si distinguevano gli sport d'èlite quali golf, tennis, sci e ciclismo. Di questi solo il ciclismo e lo sci divennero sport molto famosi, mentre il tennis negli anni novanta perse popolarità. Era molto difficile che uno sport di questi diventasse molto seguito in quanto solo le persone aventi grandi possibilità economiche potevano permetterseli, e quindi tali pratiche sportive erano chiuse alla stragrande maggioranza della popolazione. Di questi, come detto prima, il ciclismo divenne molto seguito, in quanto venivano organizzate delle gare per le strade delle città e dei paesi, come ad esempio il Giro d’Italia e simili. In questo modo la gente comune che non poteva permettersi una bicicletta da corsa professionale e tutto il corredo di un ciclista si limitava a guardare e a fare il tifo. Lo sci non era seguito quanto il ciclismo, ma negli anni novanta passò un periodo di crescita fino a raggiungere i livelli odierni. Il golf era uno sport molto costoso e le persone lo praticavano, entravano in appositi circoli, che in questo ambito avevano una funzione analoga a quella delle comunità parrocchiali descritta prima.


Nel romanzo “Jack frusciante è uscito dal gruppo” lo sport viene utilizzato come mezzo per distinguersi dalle persone che Alex definisce “diciassettenni in polo ralph lauren e boccoli d’oro da angelo frocio” . Nel “giovane Holden”, spesso citato da Enrico Brizzi, lo sport è associato a un momento di aggregazione e unità ma Holden decide di differenziarsi dagli altri non andando alla partita di rugby. Con questo comportamento si può notare come ci sia un’analogia tra il comportamento di Holden e quello di Alex: tutti e due cercano di differenziarsi dagli altri.

A cura di Giovanni Munaretto.

giovedì 8 aprile 2010

I sessantottini ieri e oggi




Da sinistra verso destra: la rivolta della facoltà di architettura di Valle Giulia a Roma, il maggio francese, la primavera di Praga, Daniel Cohn-Bendit e Gino Strada

“…Adesso in ogni caso , i capitali di Marx e i diari boliviani del comandante Che, la madre di Martino li teneva ben allineati nella libreria di questa villa sui colli in cui viveva col figlio […] perfettamente a suo agio nei panni di Signora in clark’s che impiega il suo Passato Proletario solo per fornire qualche brivido esotico ai nuovi amici massoimprenditorialrot-taryani…”

La fine degli anni ’60 fu caratterizzata da una radicalizzazione dello scontro sociale in tutti i paesi del mondo occidentale ed ebbe come protagonisti gli studenti e la classe operaia. Vi furono grandi manifestazioni di piazza che portarono a frequenti scontri con le forze dell’ordine. Fu un movimento che riguardò tutti gli aspetti, dalla politica alla cultura. In Italia la “contestazione giovanile” ebbe una forte ideologizzazione in senso Marxista e rivoluzionario, quindi ostile al sistema capitalistico e alla “cultura borghese”. Comportò il cambiamento di molti comportamenti coinvolgendo i rapporti personali, il ruolo della famiglia e la relazione tra i sessi.
In quel periodo nacquero molti gruppi politici cosiddetti “extraparlamentari”: Potere Operaio, Lotta Continua, Manifesto, Avanguardia Operaia, Movimento Studentesco. A capo di questi gruppi c’erano dei giovani che assunsero il ruolo di leader.
Ma chi sono oggi gli ex-sessantottini?
Gli ex-sessantottini sono oggi sessantenni. Alcuni hanno assunto ruoli di grande rilievo in diversi campi, dal giornalismo (Gad Lerner, Paolo Mieli, Toni Capuozzo eccetera) , alla politica (Massimo Cacciari, Marco Boato eccetera), alla cultura (Erri de Luca, Toni Negri eccetera).
Poiché si è trattato di un movimento che ha investito molti paesi europei, anche all’estero i “sessantottini” sono giunti ad avere ruoli di comando molto importanti: Joschka Fischer è stato Ministro degli Esteri in Germania, Daniel Cohn-Bendit è parlamentare europeo e leader del partito ambientalista francese. Più in generale si può dire che le persone che hanno partecipato, ventenni, al Sessantotto hanno mantenuto, a seconda del ruolo che hanno assunto nella maturità posizioni coerenti con la loro formazione, pur adattandole ai contesti in cui si sono trovati ad operare. Ci sono ovviamente clamorose eccezioni che comunque non devono indurre ad una revisione o peggio a una negazione del valore innovativo di quel periodo per la nostra società.
Persone che hanno partecipato e in alcuni casi guidato gruppi appartenenti al Sessantotto e i cui nomi sono noti ancora oggi sono:
Adriano Sofri - Mauro Ristagno - Guido Viale - Marco Boato - Enrico Deraglio - Gad Lerner - Paolo Liguori - Luigi Manconi - Marco Lombardo Radice - Gianfranco Bettin - Toni Capuozzo -Erri de Luca - Mario Capanna - Sergio Cofferati - Gino Strada - Lanfranco Pace - Massimo Cacciari - Paolo Mieli - Gaetano Pecorella - Toni Negri - Claudio Bisio - Sergio Cubani.
Come si può capire da questo breve elenco gli ambiti in cui queste persone operano sono molto diversi tra loro, ad esempio Gino Strada fondatore di Emergency e ha dedicato la propria vita ad aiutare le popolazioni colpite dalla guerra. Gianfranco Bettin invece è stato per molti anni prosindaco di Venezia e ha sempre lavorato in ambito politico nel suo territorio d’origine.

Stefano

domenica 4 aprile 2010

Le petit prince: il piccolo che insegna ai grandi



"Il mio disegno numero uno. Era così:

... Il mio disegno numero due si presentava così:


Tratto da "Il piccolo principe".


“ … e il vecchio Alex l’immaginava seduta al tavolo di una camera che non aveva mai visto, mentre leggeva: «Se vuoi un amico, addomesticami». «Cosa bisogna fare?» aveva chiesto il piccolo principe. «Bisogna essere molto pazienti,» aveva risposto la volpe. «All’inizio ti siederai un po’ distante da me, così, tra l’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio, e tu non dirai niente. Le parole sono fonte di malintesi. Ma giorno dopo giorno, potrai venire a sederti un po’ più vicino…»

Da pagina 26 di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.


Il piccolo principe è uno di quei libri che dovrebbero far parte della cultura di ogni persona: tutti i bambini dovrebbero leggerlo e probabilmente anche la stragrande maggioranza degli adulti.
È stato scritto nel 1942 da Antoine de Saint-Exupéry, un grande scrittore e un pilota d’aerei. Esso racconta dell’incontro tra l’autore e un bambino: l’aviatore, a causa di un incidente con il suo aereo, si ritrova solo in mezzo al deserto con poche speranze di sopravvivere. Quando gli si avvicina un bambino che gli chiede di disegnare una pecora. Dall’aspetto del piccolo non si direbbe, però, che abbia appena attraversato il deserto. Egli infatti proviene dal cielo: il piccolo asteroide B 612 è stata la sua casa per tutta la vita, finché non ha deciso di iniziare ad esplorare altri pianeti, fino ad arrivare alla Terra. Il bambino racconta al pilota la storia di tutti i sei asteroidi che ha visitato e di tutte le persone che ha incontrato durante il viaggio che ha compiuto. I due prendono in esame temi molto difficili ed impegnativi, ma riescono a trasformarli in concetti semplici e chiari anche ad un bimbo. Questo libro, è rivolto soprattutto a loro o a coloro che si sentono ancora bambini dentro e che non vogliono far morire o seppellire questa parte del loro essere. Gli adulti vengono duramente messi in discussione dai due protagonisti: con i “grandi” non si può parlare di cose serie (come di serpenti boa, foreste primitive e stelle, ma soltanto di bridge, golf, politica e cravatte); i “grandi” non capiscono perché hanno perso i sentimenti puri che invece hanno ancora il piccolo principe o il pilota.
È un libro che parla di sentimenti, quasi una sorta di romanzo educativo sul tema dei sentimenti ed è una tappa obbligata per ogni lettore. La volpe di cui si parla nel riferimento iniziale saluta il piccolo principe con un raccomandazione che è importante tenere a mente: “«Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.»”.

Federica Magnabosco

venerdì 2 aprile 2010

STRAIGHT EDGE, FRED PERRY E DOCTOR MARTEN’S - STILI DI VITA DEGLI ANNI NOVANTA


…molto attento ai vestiti – polo fred perry, maglioni di marca, anfibi doctor martens – aveva un lessico da guerriero della notte e una vespa special blu da finto lumpen […] Alex era uno straight

Edge

(tratto da Jack Frusciante è uscito dal gruppo_ Enrico Brizzi)


Sei cresciuto negli anni ‘90 se…

Ricordi tutti e cinque i nomi delle spice girls, costumi orrendi compresi

Giocavi al nintendo 64

Eri un’appassionata/o di beverly hills 90210

Ascoltavi la musica alla radio, massimo con il mangianastri!

Compravi il calippo fizz alla cocacola e il luke

I power rangers erano il telefilm più bello del mondo e subito dopo venivano otto sotto un tetto e willy il principe di belair

Giocavi con l’hula hop

Barbie era ancora sposata con ken

Giocavi a twister (ed eri ingenuo abbastanza da non pensare a strane mosse)

Compravi Cioè e andavi orgogliosamente in giro con tutte le cianfrusaglie che vi erano allegate (se sei femmina)

Hai visto Titanic almeno tre volte, di cui due al cinema e di fila

Non esistevano internet e gli sms e ci si chiamava ancora a casa per mettersi d’accordo per le uscite

Gli insegnanti ti facevano leggere i ragazzi della via pal, piccole donne e l’isola del tesoro

Giocavi coi lego e crystal ball!

Ti stai ancora chiedendo come facesse puffetta a soddisfare le voglie di tutti i puffi!

Hai ancora la tua collezione di schede telefoniche

[tratto da:http://www.strabello.it/2008/02/21/i-ragazzi-degli-anni-90/]


Qui sopra sono elencati alcuni degli aspetti che risaltavano negli anni Novanta. Anni lontani e fantastici per chi ne parla ancor oggi con gelosia e forse anche un po’ di nostalgia.

In quelli anni si diffondeva inevitabilmente uno stile nel vestire associato all’epoca storica; un po’ come ogni generazione d’altronde. Lo Straight edge era uno dei tanti stili presenti, e viene definito come uno stile di vita che prevede assenza di : tabacco, alcol, droghe, sesso occasionale, e si dichiara convinto vegetariano e (in alcuni casi veganiano). La storia del sXe (simbolo con il quale si indica lo Straight edge) deriva da un movimento Punk e il fautore fu Ian McKave. Agli inizi degli anni 80, seguendo le basi dei movimenti punk, gli straight edge seguirono proprio tali ideali come: disprezzo per la scuola, del lavoro ed erano individualisti. Si diffuse inizialmente negli USA seguito dal Canada. Nei primi anni '90 gli “straight edge militanti” erano una presenza ormai stabile nella scena hardcore mondiale, ed erano spesso considerati violenti. Questi cosiddetti “militanti” non tolleravano i non straight edge e orgogliosi della propria appartenenza erano portati anche ad utilizzare la violenza per diffondere le loro idee. In questo periodo il veganismo (=non mangiare nulla di origine animale) divenne sempre più importante e gruppi famosi si mostrarono sensibili verso i diritti degli animali. Dopo gli anni 90 gli aspetti più estremisti degli straight edge cominciarono a scomparire. Il simbolo degli straight edge è una “X” che si segna su entrambe le mani. L’origine di questo simbolo risale ad un concerto dei Teen Idles durante il quale, non avendo l’età per consumare alcolici venne segnata una x sulle mani all’intera band, di modo che non gli fossero serviti alcolici. Nel libro di Enrico Brizzi si trova scritto “…molto attento ai vestiti – polo fred perry, maglioni di marca, anfibi doctor marten’ s”. Fred Perry fu un noto giocatore di tennis Britannico vincitore per ben tre volte del prestigioso torneo di Wimbledon. L’altrettanto nota, marca di abbigliamento “Fred Perry” deriva proprio dal nome del tennista stesso. Negli anni ’90 indossare polo Fred Perry significava appartenere ad una classe di ragazzi, spesso di destra, che tutt’ora verrebbero definiti figli di papà. Per i ragazzi politicamente di sinistra si associavano eskimo, puma rosse e magliette appartenenti ai gruppi musicali preferiti. A questo si aggiungono gli anfibi “doctor martens”, di origine inglese, i quali molto di moda a quell’epoca e ancor oggi in vendita.


Marco Gasparotto

giovedì 1 aprile 2010

Papà, aiutami a fare da solo…

“Te l’ho detto, ho un appuntamento.”

“Con chi, un appuntamento.”

“Con una mia compagna, mutter.”

“Una compagna. Sarebbe a dire?”

“Non la conosci. Cosa ti cambia se ti dico un nome? Non la conosci, comunque.”


Il rapporto più difficile da gestire nella vita è quasi sicuramente quello genitori-figli.

Ad esempio la madre vorrebbe che il proprio “figlioletto” prediletto non crescesse mai, che non le scappasse mai via dalle mani. Il “figlioletto” (che poi tanto piccolino non è), invece, vorrebbe essere più libero, cominciare a fare le sue scelte in modo autonomo e non sempre sotto la supervisione dei genitori.

La famiglia italiana media è così semplicemente strutturata: la figura autoritaria, che nel romanzo è il padre, “il cancelliere”, come lo chiama Alex (il protagonista del romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo), colui che emette le sentenze, la persona fiscale che bada ai particolari (“È chiusa la Feltrinelli”) e che ha teoricamente l’ultima parola in ogni discorso (“Esce poverino […] torna fuori perché qui si annoia”). Troviamo poi la madre (“mutter”) che ha più o meno lo stesso potere del padre a seconda delle circostanze. È la più curiosa della casa e quando ne ha l’occasione non esita a fare il classico interrogatorio dalle mille domande ai figli (“come sarebbe? […] Sei appena rientrato e già esci?” “Con chi, un appuntamento?” “Sarebbe a dire?” “E a che ora torneresti?” e molte altre…). Poi, alla base della piramide gerarchica della famiglia, vi sono i figli come lo stesso Alex, con le loro idee, ambizioni, sogni...

L’adolescenza è il periodo in cui si cambia di più, in cui si fanno le prime esperienze importanti. Proprio per questo è bella e bisogna godersela, perché tutto ciò che si fa, lo si fa per la prima volta: conoscere tanti nuovi amici e fra questi quelli che ci accompagneranno per tutta la vita, uscire con la prima ragazza, fare l’amore per la prima volta, andare in vacanza (finalmente) da solo o con gli amici, comunque senza genitori, e molto altro… tutte cose che per un adolescente significano vivere e crescere.

Naturalmente in tutto questo la figura del genitore è molto importante: dovrà riuscire a tenere il figlio con i piedi per terra, ad aiutarlo a costruire le fondamenta per realizzare i propri sogni, ma contemporaneamente fare in modo che non si illuda inutilmente. Ciò non vuol dire che il genitore dovrà essere sempre, costantemente, inesorabilmente “attaccato” al figlio, perché così facendo non farebbe altro che frenare la sua voglia di libertà e curiosità (“Quando i genitori fanno troppo per i figli, i figli non faranno abbastanza per se stessi”, Elbert Hubbard). Non dovrà nemmeno completamente disinteressarsi della sua vita, però: il giusto, come sempre, sta nel mezzo, quel mezzo che a volte causa tanti problemi nei rapporti interfamiliari.

Sta proprio ai genitori e ai figli trovare la giusta armonia, e se entrambi sapranno rinunciare rispettivamente a un po’ della voglia di essere onnipresenti e a un po’ del desiderio di fare tutto ciò che passa per la propria testa, allora la convivenza sarà pacifica e soprattutto costruttiva.

Matteo Zoppello